giovedì 13 dicembre 2012

A PROPOSITO DI VIOLENZA.

L'Associazione L'Universo Dentro da tempo denuncia comportamenti pregiudiziali a danno delle donne, di cui la violenza è l'epigono più evidente. Come membro del Movimento per L'Infanzia, L'universo Dentro ha organizzato un convegno, lo scorso 10 Dicembre, sulla PAS:
uno dei pregiudizi culturali che copre maltrattamenti a danno delle donne denuncianti e dei loro figli.

 Cerchiamo di squarciare il velo omertoso che sottosta ai comportamenti banalmente maltrattanti, meno evidenti nella fattispecie violenta perchè insiti in un quotidiano in cui non avvengono fatti eclatanti ma che rappresentano la classica goccia che scava la pietra. Quella goccia va riconosciuta parlando CON le donne maltrattate, non solo DELLE donne maltrattate. La violenza non è tanto un atto di genere (anche le donne sanno esserlo) ma un fatto prettamente culturale che le stesse donne devono riconoscere perchè, per i più svariati motivi, esse sono la parte più debole nella nostra società. Uno dei motivi di questa debolezza risiede nella stessa condizione biologica della donna, che la impegna in maternità non adeguatamente tutelate e, specie nei primi anni, in lavori di accudimento quasi esclusivi attorno all'anello debole, perchè indifeso, per eccellenza: l'infanzia.

 L'Universo Dentro denuncia da sempre come, sul fenomeno dei maltrattamenti, vi sia una corresponsabilità collettiva da indagare con riflessioni e discussioni importanti da fare a livello culturale.


Vittoria Camboni

 
Per informazioni: 392 2867070

mercoledì 12 dicembre 2012

La società adultocentrica e la PAS


Quali sono i risvolti culturali che permeano le scelte politiche e sociali della vita nel nostro Paese?
 La riflessione si muove dalla constatazione che il mondo infantile è considerato attributo di quello adulto. Ad esempio: la PAS (Sindrome di alienazione parentale).

Parliamone
Benchè tale Sindrome sia stata ufficialmente disconosciuta dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, essa continua ad essere presente in molti tribunali e,  in latenza, nelle intenzioni di molti ausiliari dei giudici che, eludendo la necessaria fase indagatoria al fine del  riscontro di dati oggettivi, nel caso di conflitti genitoriali si appoggiano ad un uso indiscriminato della psichiatria/psicologia, segnando l’inidoneità di uno dei due genitori quale conseguenza del rifiuto dei figli ad avere relazioni, o rapporti temporalmente uguali, con l’altro genitore. Con l’utilizzo della PAS (che, è bene ricordarlo, si vuol far passare come malattia mentale ma che è stata disconosciuta dalla comunità scientifica nazionale e internazionale) si attua una totale contrapposizione con la scelta dei figli verso il genitore preferito, considerato malevolo perché condizionante, e li si cura seguendo uno specifico protocollo volto alla riprogrammazione affettiva degli stessi in percorsi psicoterapeutici svolti in ambiente neutro (istituti in cui i bambini dovranno soggiornare anche per anni, lontano dai propri amici e dai parenti frequentati quotidianamente nonchè dai propri luoghi conosciuti) al fine di permettere il totale distacco emotivo dalla realtà affettiva pregressa. Al termine del processo di riprogrammazione i bambini saranno affidati in via esclusiva al genitore inizialmente rifiutato.
Il tutto, si ripete, in esclusione delle indagini sui casi specifici nell’analizzare i rapporti tra i genitori e i figli prima della separazione. Il fenomeno si è notevolmente e tristemente espanso e, anche dove non vi sono epiloghi drammatici come quello descritto, ha permeato di fatto tutto il sistema culturale e sociale.

La Pas presuppone che qualunque rifiuto di un bambino nei confronti di un genitore sia il sintomo di una patologia psicologica/psichiatrica indotta dall’altro genitore. Dunque vi sarebbe un bambino malato, un genitore alienato e un altro alienante. Il genitore alienante sarebbe generalmente la madre, in quanto più spesso collocataria rispetto al padre. Il collocamento prevalente favorirebbe sentimenti di rivendicazione nella strumentalizzazione del bambino, indotto all’odio verso il padre. Questo comportamento presupporrebbe inoltre altri stati patologici nella psiche materna, definita malevola in quanto rancorosa verso l’ex compagno. Infine, il livello di collera della donna, esplicitato attraverso l’uso della prole contro il nemico padre, ne svelerebbe una personalità borderline.
Tale schema, così sinteticamente descritto, si è ripetuto innumerevoli volte negli ultimi anni ed è stato accompagnato da un’intensa propaganda mistificatoria tendente a mettere sotto accusa le madri denuncianti, in quanto “sicuramente alienanti”. Il punto è che la diagnosi di “Pas” è effettuata solo sulla base del rifiuto di un bambino a frequentare o ad avere gli stessi tempi di relazione con entrambi i genitori. La parte pregiudiziale è proprio nella mancanza di indagini sulla natura delle relazioni pregresse tra i figli e i genitori. Nessuno nega che vi possano essere genitori che corrispondono ad un preciso modello alienante: genitori  che in effetti spariscono nel nulla con i figli al seguito, impedendo la relazione con l’altro genitore, radicando nei figli il sentimento di abbandono dell’altro. E’ ovvio: nella casistica dei comportamenti criminosi tutto è possibile. Ma genitori che comunicano ai figli odio verso l’altro genitore laddove i figli invece nutrono amore e attaccamento, normalmente generano l’effetto contrario: ovvero attirano su di sè il disprezzo dei figli che, anche se allontanati, continueranno a chiedere e a manifestare l’attaccamento al genitore non più presente. Per di più, in un rapporto normale tra genitori e figli spesso sono gli stessi figli che continuano a chiedere la presenza dei genitori anche quando questi ultimi, per loro volontà o altre esigenze, si allontanano!  Inoltre, spesso tale diagnosi è suggerita dagli ausiliari del giudice (assistenti sociali e tecnici incaricati), che appunto trovano in una soluzione preconfezionata, da relazionare al giudice, un veloce epilogo al loro interessamento sui casi assegnati. In tutto questo c’è da considerare che
·         i bambini non sono mai ascoltati: i loro comportamenti sono solo interpretati attraverso le parole dei genitori (che ovviamente diranno cose diverse)
·         la conflittualità tra i genitori, per qualunque motivo (anche nel caso di denunce di abusi e maltrattamenti) favorisce spesso l’allontanamento dei bambini in Istituti e il loro sradicamento dalla famiglia di origine (compreso i nonni e gli zii, visti come collaboranti nel conflitto)
·         nel caso di sentenza con diagnosi di PAS il bambino, riconosciuto come malato (ripetiamo: in modo assolutamente inopportuno), viene curato con il seguente protocollo (codificato dal suo teorico R. Gardner):
1.      la terapia della minaccia “Se non vai con papà non vedrai mai più la mamma” (terapia a volte messa in atto dagli assistenti sociali)
2.      allontanamento in Istituto lontano dal proprio ambiente per favorirne la “riprogrammazione” affettiva attraverso lo “scollegamento” con la realtà affettiva pregressa, compreso la scuola di provenienza e tutte le altre attività svolte sino ad allora dal bambino  (tutti i neretti sono stati ripresi da relazioni e sentenze emesse)
3.      affidamento esclusivo al genitore rifiutato e allontanamento dal genitore cercato.

A questo si aggiunga l’anomalia della mancanza del diritto al contraddittorio nei Tribunali dei Minori (non in quelli Ordinari), per cui può capitare che una sentenza sia emessa senza l’audizione degli interessati ma solo sulla base delle relazioni fornite dagli ausiliari del giudice (che, come detto, spesso non indagano sulle relazioni pregresse e tendono a punire la conflittualità del genitore maggiormente denunciante), così come accade che una diagnosi sia effettuata senza il diagnosticato. La domanda è: tutto questo considera che l’affido condiviso è un diritto del bambino e non degli adulti? Siamo certi che, a prescindere dai torti e dalle ragioni dei genitori, sui quali si dovrebbe pur indagare (e le denunce servono a questo), si stia applicando la legge sull’affido come è scritto e cioè diritto dei figli e dovere degli adulti e non viceversa, ovvero dovere dei figli (di frequentare entrambi nello stesso modo) e diritto degli adulti (eventualmente di stare vicino ai propri figli)?
Infine, è proprio il caso di sottolineare che questa PAS è stata ufficialmente disconosciuta dalla comunità scientifica e, per l’ennesima volta, non è stata inserita del DSM (Manuale diagnostico delle malattie mentali) quindi il suo uso dovrebbe essere vietato nei Tribunali per lo stesso motivo per cui non si può ricevere la pensione di invalidità per una malattia non riconosciuta. Il Movimento Per L’Infanzia, di cui l’Associazione L’ Universo Dentro è membro, è impegnato da anni nella sensibilizzazione culturale verso gli spropositi conseguenti all’abuso della Psichiatria e psicologia quando ci sono figli contesi, nell’affermazione del diritto del bambino ad essere ascoltato per essere effettivamente tutelato e protetto dagli abusi (di qualunque tipo),  nell’asserzione della necessità di svolgere indagini sui singoli casi e nella necessità di denunciare le condotte pregiudiziali che possono determinare danni serissimi nei bambini e nel futuro della società.

E’ importante che la società cominci ad interrogarsi sull’angoscia che in questo momento stanno vivendo migliaia di bambini (per non dire famiglie) e sull’opportunità di essere consapevoli che, al di là delle situazioni più drammatiche, esiste un sostrato di pensiero collettivo che va sradicato: il pregiudizio suggestivo, ovvero il giudizio prima dell’indagine e della prova oggettiva. E’ importante che si consideri che in fondo a questo gusto per il pregiudizio vi sono gli stessi bambini che vogliamo difendere nelle nostre leggi e verso i quali ci sentiamo umanamente e prioritariamente coinvolti.




Vittoria Camboni.


martedì 11 dicembre 2012

Una lettera dell'avvocato D'Amico



Riceviamo e pubblichiamo la lettera che la nostra avvocatessa di Roma ci ha inviato, non potendo essere presente al convegno in cui avrebbe dovuto relazionare. Grazie avv. Licia D'Amico, grazie infinite per essere sempre così centrata.




Caro Mimmo,
ti prego di portare oggi  il mio saluto alle amiche ed agli amici di Universo Dentro. Non sono presente mio malgrado e con grande dispiacere, perché un impegno professionale non previsto e molto delicato mi ha impedito di muovermi da Roma.
Ti chiedo di esprimere alla dott.ssa Vittoria Camboni ed a tutte le persone vicine all’Associazione ed oggi presenti all’incontro il mio vivo apprezzamento per questa iniziativa, che accende una luce importante  sulle realtà di provincia, spesso non adeguatamente considerate ed immotivatamente sottovalutate.
 In una città come Ortona, un’ associazione di persone attente, sensibili agli aspetti pratici della quotidianità  soprattutto di donne e bambini , che esprime preoccupazione per un adultocentrismo che  fino ad oggi non ha portato niente di buono , si rivela essere una grande risorsa. 

Conosco tante madri sole, che nel 2006  hanno accolto con sollievo l’introduzione dell’affido condiviso e la definizione di una responsabilità genitoriale equilibrata se non equivalente, contando su una condivisione che restituisse loro anche un pò di tempo e  di spazio per sé, ed ai loro figli  offrisse una presenza non solo apparente o esigente dell’altro genitore. Quelle stesse donne   oggi devono  fare i conti anche con una insopportabile ipocrisia e rivendicano il diritto che  di questi temi  almeno si parli in termini schietti.

Le riflessioni introdotte dalla dott.ssa Camboni e da Universo Dentro sono un contributo prezioso per tutti noi; il lavoro che nasce  da questa iniziativa merita di essere sostenuto ed incrementato, perché ha come obiettivo un nuovo modo di pensare le relazioni fra le persone e di valorizzare le loro specificità, soprattutto quando queste persone sono le donne in difficoltà ed i loro figli.
Spero in un prossimo appuntamento e vi auguro un buon lavoro per il pomeriggio di oggi.
                                                     Licia d’Amico
Roma 10 dicembre 2012

venerdì 9 novembre 2012

Diario di Vittoria in note.



Pianeta terra,  09/11/2012


Oggi, ore 08.30. Luogo: entrata della scuola elementare. Ho portato il mio piccolo accompagnatore cinquenne a scuola e, come di consueto, li ho incrociati: 7 ben sette sorelline accompagnate dal papà. Famiglia Rom (mi sembra, se sbaglio la terminologia scusatemi). Una dopo l’altra, sembrano uscite da una matrioska: forse è proprio incastrandole una nell’altra che trovano spazio in questo mondo.

C’è un antefatto. Uno dei giorni scorsi, qualcuno mi disse che il papà in questione avrebbe continuato a (notare bene i termini a cui siamo abituati) “mettere incinta la moglie” finchè non avesse avuto un maschietto.  Al chè, il mio spirito dormiente ha avuto un sussulto ma sarebbe stato meglio che rimanesse a dormire: “ecco, qui dovrebbero intervenire i servizi sociali. Come si permettono, questi, di essere così irrispettosi di tutto il resto del mondo che lavora? Come si permettono di stare sempre alla caritas, per un semplice partito preso nella gestione anarchica della loro istintualità? Come si permettono di risucchiare per progetto, si proprio per progetto, le già esigue risorse sociali che tutto il resto del mondo lavora per mantenere?” Questo fu il mio pensiero. Fine dell’antefatto.

Oggi, dopo averli incrociati, ecco l’assalto feroce del mio vergognoso pensiero: un'altra crepa nel muro (vedi video allegato). Perché è bene che si sappia che provo vergogna per quel pensiero. Deve essere così che comincia il vero Male del mondo: nella stupidità di un giudizio, anzi di un pregiudizio, in cui più o meno consapevolmente cadiamo ad ogni passo. Ce l’abbiamo dentro, in fusione molecolare con la nostra educazione istituzionale. Cioè: a parte il fatto che io non so, e nemmeno dovremmo sapere, il motivo per cui qualcun altro mette al mondo i figli; che saranno pure cose sue e giudicare quello che abbiamo in cuore è meglio che ognuno lo faccia con sé stesso. Ma poi c’è l’assurdo vero: stai a vedere un po’ che hanno diritto di stare al mondo solo quelli che si vestono, si comportano, parlano, profumano, frequentano, come NOI! Che poi chi l’ha detto che chi programma di avere due e non più di due figli, chi li lava meglio, chi li fa vivere in una super maison ordinata, chi gli garantisce un’adeguata istruzione, chi gli paga la palestra per garantirgli una vita sociale, insomma, chi è standard in un sistema che ritiene il migliore, ma chi lo dice che sia un genitore davvero in grado di trasmettere ai propri figli la creatività e l’amore per la vita, cioè quelle capacità indispensabili per cavarsela in tutte le circostanze della vita? Io vedo una quantità industriale di figli incastrati non come quelle bimbe che sembrano una matrioska, ma come i prodotti esposti in un supermercato. Sarà per questo che ci meritiamo di vivere in una società ansiogena, depressa, vecchia? Noi programmiamo di fare i figli come in un business plan: tutto deve quadrare tra il dare e l’avere, i costi e i ricavi. Viviamo in una società in cui i nostri figli sono il nostro marchio e non ammettiamo difetti di fabbrica, i quali devono essere scartati, quando non è possibile ripararli velocemente e con poco. Ma la vita….la vita può essere ridotta a questo schema? La vita scorre, e se la si argina allora deve scorrere da un’altra parte. Sempre che ammettiamo di vivere. 


http://www.youtube.com/watch?v=YR5ApYxkU-U


Vittoria Camboni

lunedì 5 novembre 2012

IL NOSTRO TEMPO E' PREZIOSO IN POCHI CARATTERI.


CHIARO




CI SI PU0' RIVOLTARE COME UN CALZINO, QUESTO E' QUELLO CHE NE ESCE.











DOTT.SSA VITTORIA CAMBONI

PRESIDENTE DE L'UNIVERSO DENTRO
ASSOCIAZIONE PER LA TUTELA DELLE PERSONE CHE COMPONGONO LA FAMIGLIA MONOGENITORIALE
C.F. 91010400694











venerdì 2 novembre 2012

INFORMAZIONE DI SERVIZIO



La nostra associazione vuole garantire la massima trasparenza. Sappiamo che la rete può nascondere delle insidie, e dunque prossimamente pubblicheremo dei post in cui renderemo note le nostre attività (anche passate). Siamo un'associazione di volontari, per cui il tempo per seguire anche le varie peripezie telematiche spesso ci sfugge. Tuttavia sappiamo che molti cercano di sapere di più e di capire cosa e chi c'è dietro quella che può essere solo una schermata suggestiva. Viaggiando in rete, numerosi sono gli incontri che si possono fare: proprio perchè siamo consapevoli che la realtà virtuale altro non è che la parte esteriore di un qualcosa che potrebbe anche essere scevro della migliore sostanza, desideriamo essere il più chiari possibile. La realtà virtuale si impone sempre di più e non possiamo eluderla ma dobbiamo imparare a utilizzarla con attenzione nonostante l'apparente facilità.

Da oggi in poi chiunque scriverà post pubblicati sul nostro blog si firmerà.

Grazie per la pazienza a tutti quelli che transitano sulle nostre pagine.



Vittoria Camboni.



venerdì 26 ottobre 2012

Quando il garante non garantisce.

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione del Presidente del Movimento per L'Infanzia, entrato nella tristissima vicenda del bambino di Cittadella solo qualche mese fà. Noi sosteniamo l'avvocato Coffari perchè ha sempre mostrato un'attenzione massima ai bambini, al di là di ogni facile demagogia.

 

"L’avv. Girolamo Andrea Coffari, in qualità di difensore della sig.ra Ombretta Giglione, esprime forti perplessità in merito alle dichiarazioni rilasciate dal Garante per l’Infanzia il quale, anzichè riferire notizie sul caso singolo che, in verità, non rappresentano con precisione ciò che si sta verificando, dovrebbe intervenire a tutela dei bambini esprimendo il suo orientamento su temi di fondamentale e attuale importanza. Con amara sorpresa infatti si registra il più assoluto silenzio da parte del Garante dell’Infanzia sul fatto che in Italia si sia diagnosticata, in questo caso come in altri, la PAS, una teoria cioè pericolosa e ascientifica immaginata Richard Gardner con note posizioni ideologiche a favore della pedofilia il quale ha proposto, per i bambini PAS, la Terapia della Minaccia, altro orrore dal quale i bambini dovrebbero essere protetti.
Il Garante dell’Infanzia ha il dovere di prendere posizioni nette e inequivocabili su temi di carattere generale che interessano la salute e la vita dei bambini".


 Questa Associazione auspica che sia istituita al più presto la figura dell'avvocato dei bambini.

venerdì 28 settembre 2012

Perché siamo con "Bigenitorialita Assente"

Perchè siamo con “Bigenitorialità Assente”, in punti:



  1. abbiamo pazientato fin troppo rispetto agli attacchi denigratori nei confronti di un numero vertiginoso di madri che, nonostante tutto, hanno continuato i loro doveri nei confronti dei figli;
  2. aborriamo l'uso strumentale e indiscriminato della psicologia, se non psichiatria, nelle separazioni in cui vi sono minori. Riteniamo che troppo spesso tale abuso abbia la finalità esclusiva di creare pregiudizi volti a mobbizzare, di fatto, il genitore più debole anche nel suo contesto sociale e, dunque, a giocare sull'effetto esasperazione;
  3. sosteniamo che il ddl 957 sia uno strumento inadatto a tutelare quella parte dei genitori che non sono stati resi partecipi, o che in passato si sono autoesclusi, nella vita dei loro figli. Inoltre il ddl 957 è fortemente sbilanciato a discapito di una reale volontà di tutelare i bambini e gli adolescenti: in esso traspare infatti il tentativo di imporre un diritto degli adulti su quello dei bambini, anziché la volontà di aggiungere il valore delle figure genitoriali nella vita dei figli.