venerdì 9 novembre 2012

Diario di Vittoria in note.



Pianeta terra,  09/11/2012


Oggi, ore 08.30. Luogo: entrata della scuola elementare. Ho portato il mio piccolo accompagnatore cinquenne a scuola e, come di consueto, li ho incrociati: 7 ben sette sorelline accompagnate dal papà. Famiglia Rom (mi sembra, se sbaglio la terminologia scusatemi). Una dopo l’altra, sembrano uscite da una matrioska: forse è proprio incastrandole una nell’altra che trovano spazio in questo mondo.

C’è un antefatto. Uno dei giorni scorsi, qualcuno mi disse che il papà in questione avrebbe continuato a (notare bene i termini a cui siamo abituati) “mettere incinta la moglie” finchè non avesse avuto un maschietto.  Al chè, il mio spirito dormiente ha avuto un sussulto ma sarebbe stato meglio che rimanesse a dormire: “ecco, qui dovrebbero intervenire i servizi sociali. Come si permettono, questi, di essere così irrispettosi di tutto il resto del mondo che lavora? Come si permettono di stare sempre alla caritas, per un semplice partito preso nella gestione anarchica della loro istintualità? Come si permettono di risucchiare per progetto, si proprio per progetto, le già esigue risorse sociali che tutto il resto del mondo lavora per mantenere?” Questo fu il mio pensiero. Fine dell’antefatto.

Oggi, dopo averli incrociati, ecco l’assalto feroce del mio vergognoso pensiero: un'altra crepa nel muro (vedi video allegato). Perché è bene che si sappia che provo vergogna per quel pensiero. Deve essere così che comincia il vero Male del mondo: nella stupidità di un giudizio, anzi di un pregiudizio, in cui più o meno consapevolmente cadiamo ad ogni passo. Ce l’abbiamo dentro, in fusione molecolare con la nostra educazione istituzionale. Cioè: a parte il fatto che io non so, e nemmeno dovremmo sapere, il motivo per cui qualcun altro mette al mondo i figli; che saranno pure cose sue e giudicare quello che abbiamo in cuore è meglio che ognuno lo faccia con sé stesso. Ma poi c’è l’assurdo vero: stai a vedere un po’ che hanno diritto di stare al mondo solo quelli che si vestono, si comportano, parlano, profumano, frequentano, come NOI! Che poi chi l’ha detto che chi programma di avere due e non più di due figli, chi li lava meglio, chi li fa vivere in una super maison ordinata, chi gli garantisce un’adeguata istruzione, chi gli paga la palestra per garantirgli una vita sociale, insomma, chi è standard in un sistema che ritiene il migliore, ma chi lo dice che sia un genitore davvero in grado di trasmettere ai propri figli la creatività e l’amore per la vita, cioè quelle capacità indispensabili per cavarsela in tutte le circostanze della vita? Io vedo una quantità industriale di figli incastrati non come quelle bimbe che sembrano una matrioska, ma come i prodotti esposti in un supermercato. Sarà per questo che ci meritiamo di vivere in una società ansiogena, depressa, vecchia? Noi programmiamo di fare i figli come in un business plan: tutto deve quadrare tra il dare e l’avere, i costi e i ricavi. Viviamo in una società in cui i nostri figli sono il nostro marchio e non ammettiamo difetti di fabbrica, i quali devono essere scartati, quando non è possibile ripararli velocemente e con poco. Ma la vita….la vita può essere ridotta a questo schema? La vita scorre, e se la si argina allora deve scorrere da un’altra parte. Sempre che ammettiamo di vivere. 


http://www.youtube.com/watch?v=YR5ApYxkU-U


Vittoria Camboni

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