sabato 6 giugno 2015

Diario di Vittoria: cara amica ti scrivo

“Madri emotivamente abusanti”
questo è il titolo di un articolo che mi ha girato un’amica che così commentava: “Ne conosco parecchie così. E i loro bambini? Come si difendono?”


Nell’epoca degli organismi geneticamente modificati, anch’io sono diventata un mostriciattolo iperdigitalizzato sempre raggiungibile e sempre in contatto (evviva) con le/gli amic* più lontan*. Capita dunque che in quel di Monteodorisio, paesino sperduto sui monti abruzzesi, mentre parlo con l’insegnante di sostegno di un bambino che ho seguito, mi arrivano -tra bacini wozzappati e foto del mio campioncino in corsa-  schiaffi intellettuali come quello della mia amica: al ché una sola risposta con tutto il corredo di applicazioni fornite non mi è minimamente sufficiente. E dunque, nell’ora di curve iperboliche che faccio alla velocità della luce per correre dall’altra ragazzina che seguo e che devo vedere assolutissimamente perché il giorno dopo ha l’esame, decido l’opportunità di rimandare una risposta adeguata al mio sabato, agognato sabato di riposo, mentre preparo l’eroe ottenne che va dal padre. Capirete che per qualunque essere normodotato, munito di lavoro precario maltrattato che si rispetti e con aspirazione di famiglia e casa (uhhhh! La casa!) da seguire, decidere di dare una risposta efficace, documentata, ordunque TECNICA  e non alla “dog’s sex” alle questioni tipo “come salviamo il mondo” è un lavoro impossibile quel tanto che basta per rischiare l’asocialità. Rispondo-non rispondo, ormai lo faccio al posto del m’ama - non m’ama delle margherite. E alla fine rispondo. Pertanto eccomi, con una casa che abusa costantemente il mio desiderio di tempo libero (ma ho messo in funzione la lavatrice. Olè)e l’eroe ottenne lavato-improfumato-ciao amore ti voglio bene a domani-partito; decido di sorvolare sulla doccia che dovrei fare e quella piantina da reimpiantare e ANCHE OGGI sul pranzo (ddù pezzi di pane all’olio e anguria. L’uomo si arrangia anche a sto giro), e mi metto qua sopra a scrivere. Cara amica, ma che domanda è “come si difendono i bambini dalla madre abusante emotivamente?”; cioè, mi sembra di dover rispondere a cose tipo “come facciamo a sapere che le lumache non soffrono quando le mettiamo a cucinare vive”. E allora vorrei fare sto ragionamento che potrebbe giustificare una domanda che a me pare proprio un cortocircuito. Evidentemente  ho suscitato in te l’impressione che io sostenga scientificamente l’idea che tutte le madri sono buone e che i padri sono cattivi. Dev’essere così. Deve essere che tu abbia inteso che io, della bravura genitoriale, ne faccia una questione di dotazione genitale. Oppure sei tu che pensi che tutte le madri sono tendenzialmente abusanti emotivamente: cioè può essere che la questione della bravura genitoriale in base alla dotazione genitale dipenda da te. Nel primo caso è facile risponderti: anche io conosco madri abusanti emotivamente, e ne ho letto e ho ascoltato testimonianze di tutto rispetto. Così come conosco e ho letto e ho ascoltato testimonianze di vittime di zii, nonni, amici di famiglia, maestri, gestori di comunità, guide spirituali ecc..: adulti emotivamente (non solo emotivamente, purtroppo) abusanti nei confronti dei bambini loro affidati. Così come ci sono le madri degli accusati e condannati nel famoso processo per stupro, che a sentirle lo capisci subito perché i loro figli stanno dietro alle sbarre.  

Risponderti in modo tecnico è un lavoro immane e che io non posso fare, altrimenti muoio letteralmente dall’alienazione. Dovrei recuperarti documenti e statistiche che ho da qualche parte e subissarti di informazioni, ma per me che vivo in ipovenitilazione da lavoro precario e da traslochi perenni, ora è letteralmente impossibile fornirti prova certa che la maggior parte dei figlicidi è commessa dai padri (è un dato, non una interpretazione morale), e che le motivazioni dei figlicidi di madri e padri sono diverse: le prime uccidono più spesso i figli piccoli, durante il periodo in cui c’è la cosiddetta depressione post partum, i secondi uccidono per vendicarsi delle madri; tuttavia anche nel caso di bambini piccoli le percentuali di figlicidi per mano paterna risultano più ampie.  C’è gente che studia anni e per lavoro fa proprio questo: statistiche. A parte sta cosa abnorme del figlicidio, ti vorrei ricordare una testimonianza che tu stessa scrivevi di tuo pugno per me, quando in un tribunale dei minori qualcun* cercò di farmi passare come una madre del tipo “tendenzialmente abusante emotivamente e non solo” riportando persino, come dato allarmante e confermante, la mia fede buddista. Forse ti è sfuggito, ma a me no: chi scriveva queste corbellerie e ci metteva la firma, oltre la parte interessata, erano donne: avvocate donne e madri sostenevano queste stronz ehm, stupidaggini. Oggi, non nel medioevo, in un tribunale pubblico! 
E non faticherai a credere quest’altra mia testimonianza: nella relazione per appurare le capacità genitoriali [1]  un’assistente sociale che ignorava letteralmente (anche dopo mie sollecitazioni) il mio vissuto quotidiano insieme a sta creaturina piccola che ho partorito, dopo aver svolto un incontro insieme a me e all’altro genitore, scriveva: “ad un certo punto tizio utilizzava parole inopportune verso caio, probabilmente provocato da caio”. Caio ero io. Probabilmente, ma non certamente, avevo provocato. Ho scritto alla tale assistente chiedendo di specificare cosa tizio avesse detto e cosa caio avesse detto per provocare (ma probabilmente). Ovviamente il servizio scrivente sorvolò, ma ti chiedo: ci rendiamo conto che un giudice deve decidere sulla base di fatti non detti, ma di interpretazioni? Ci rendiamo conto che io ribadivo di subire minacce e che la mia provocazione era il rifiuto a non ritirare una denuncia (cioè una richiesta di indagine) sugli stessi? [2]  Dato che è tutto alla viva il parroco, niente è certo: il fatto non è mai stato riportato ma quello che viene fuori da questa banalissima storia è sempre il pregiudizio. Caio provoca perché è femmina, tizio risponde a comando [3]. Che poi a me questa considerazione suona un’offesa terribile verso i maschi (uno di loro è uscito addirittura da me): ma si possono considerare tutti come le scimmiette monciccì in mano a donne manipolatrici? Che poi, guarda caso, le manipolatrici sono sempre le donne controparte, mai le madri-sorelle-amiche-assistenti sociali- avvocate che li difendono:  le donne manipolatrici sono quelle con cui non vanno d’accordo. Forse è vero in alcuni casi, non in tutti e non nel mio. Ma non sarà mai accertabile perché andiamo avanti con le interpretazioni dei fatti di cui non si racconta nemmeno: per cui nulla è opinabile e a questo punto ognuno può scrivere quello che gli/le pare e poi il-la più simpatic* vince.
Non è accertabile che riusciamo a difendere i bambini da tutti i possibili e infiniti casi di maltrattamento emotivo-fisico-sociale in cui possono incorrere. Quello che possiamo fare è studiare le leggi e scoprire che è pieno di argomenti che parlano di matrattamenti psicologici (per rimanere nel tuo tema), che abbiamo delle leggi per ogni capello e che caso per caso bisogna fare delle indagini non del tipo da commarucce di paese. Poi possiamo lavorare sul piano culturale e capire che non è il Caso che domina certe situazioni ma la semplice mancanza di competenza, e che i tecnici, quelli veri, ci sono e devono lavorare bene (che vuol dire soldi da investire) per garantire che chi  fà questi lavori sia lucido e che abbia fatto su di sé una buona psicoterapia, o una cosa tipo 7 anni in Tibet, per provare a mettersi in pari con i traumi che l’hanno segnato nell’infanzia con tizio o con caio o sempronio.

Ora mi bevo un thè e vado a fare la doccia. Salutami la Spagna e ricordati che miro ad essere ospitata J

  P.s:  nel caso fossi tu ad avere la convinzione che le madri sono tendenzialmente abusanti, perlomeno più degli altri, capisci che nessun discorso tra due madri come noi, dunque esseri tendenzialmente abusanti, potrebbe mai avere valore attendibile sull’argomento: saremmo due cecate 
a fare a pietrate. Tuttavia ho stima di noi, come donne e madri, e lascio cadere questa ipotesi.

  
Nota [1]: prima del 2012 tutti i figli nati da unioni di genitori non sposati erano di pertinenza del tribunale dei Minori. Il Tribunale dei Minori è nato nel 1934 con lo scopo di occuparsi dei bambini vittima della guerra e in stato di degrado. All’epoca chi nasceva da unioni non matrimoniali (e in chiesa) era una persona degradata. Oggi, capirai, no: rimane un mistero per me che questa logica sia permasta sottintesa negli uffici per i minori fino a TRE ANNI FA’. Dunque mio figlio, che sai essere nato non in costanza di matrimonio, era di pertinenza di questo Tribunale, mentre i figli della Franzoni (per dire) nel caso di separazione sarebbero stati di pertinenza del Tribunale Ordinario. Il Tribunale Ordinario opera in un altro modo e nel mio caso (in cui si decideva sulle modalità di affidamento del bambino, compreso il mantenimento) non avrebbe investito il servizio sociale, il quale interviene solo nei casi di abuso, abbandono e riduzione della responsabilità genitoriale (casi che rimangono, appunto, alla competenza del Tribunale dei Minori). Dunque, per arrivare a questo grande passo avanti nella ridefinizione di semplici ambiti di competenza, c’è gente che ha perso le notti per moltissimo tempo. Ringraziando il cielo che fossero solo le notti.
Nota [2]: posso ben permettermi di scrivere di queste cose perché dopo indagine non è venuto minimamente fuori che io stessi mentendo. Anzi.

Nota [3]: faccio notare: l’unico fatto certo di questa frase è l’uso di modalità inopportune di Tizo verso Caio. Il fatto certo passa in secondo piano rispetto a quel probabilmente che congiunge la frase subordinata (provocato da Caio) alla principale (Tizio usava parole inopportune verso Caio), evidenziando la seconda parte e nascondendo la prima. Ne risulta che è l’intervento di Caio che balza all’occhio (e la nostra mente inconscia elude il probabilmente), ribaltando la direzione del giudizio di chi legge. Un’opera d’arte, non c’è che dire. 


Vittoria Camboni.